Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/195

essa lo toglierà ancora alle lotte dei partiti, e lo restituirà purificato agli altari. Ecco ora la relazione che di questi fatti d’arme mandò il Montecuccoli al principe Mattia de’ Medici:

Ser.mo Principe, mio Sig.re Padron Col.mo
Rendo infinite humilissime grazie alla benignità di V. A. Ser.ma, che s’è degnata honorarmi degli avvisi di cotesti successi, e mi rallegro di cuore delle prosperità delle sue armi. Iddio Signore ha parimente favorito quelle del Duca mio Signore, quando avanti hieri il nemico attaccò Nonantola; e battendola dalla punta del giorno con due grossi pezzi di cannone, teneva per fermo di espugnarla senza difficultà, poiché l’armata Veneta era divisa da noi, né havevamo qui se non mille fanti della Repubblica; e quando fussimo andati al soccorso, l’armata di Castelfranco ci poteva attaccare in coda. In ogni modo il Signor Duca risolse di soccorrere la piazza per le grandi conseguenze che ne venivano, e per riparare a tutti gl’inconvenienti giudicò unico rimedio la celerità con la quale ci portassimo a batter Valencé che con quattro mila huomini havea attaccato Nonantola; dentro il qual luogo introducessimo il soccorso, poi ci rivoltassimo sopra l’armata di Mattei di sette mila huomini, che ci havea attaccati in coda, e rompendo anche quella cavalleria, ci ritirassimo al nostro Campo. Assicuro V. A. che questa fu una delle belle e bizzarre occasioni ch’io abbia visto di lungo tempo, perché combattessimo da 8 ore continue uno contro a cinque, havendo sempre il nimico in testa, in coda e ne’ fianchi. E per la grazia di Dio noi non abbiamo perduto più di 20 o 25 huomini, dove al nimico è rimasta disfatta buona parte e la migliore della sua cavalleria, lasciando su ‘l campo più di 800 morti e da 200 prigioni, e perdendo fra le persone Generali, Gonzaga, Oddi, Fanfanelli e molti altri uffiziali. Non mando all’A. V. la distinta relazione di questo successo, perché non ho il tempo di scriverla e la manderò un’altra volta; ma le giuro che si è combattuto da Paladini di Francia, ciascheduno de’ quali n’accettava sei e sette