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tato in una stampa, che è nell’archivio estense, da un Bartolommeo Luccarelli che dedicolla al cardinal Dondi. Nella spiegazione della medesima si legge, come 4 compagnie di corazze della lega fossero venute per assalire i quartieri dei pontificii, mentre al ponte dell’Aquilone altrettante compagnie di moschettieri trovavansi imboscate, contro le quali irrompendo i capitani Bedetti, Fodrone e Ferretti, le fugarono uccidendone molti, ed altri facendone prigionieri. Il Priorato afferma che questi ultimi furono dugento, e tra gli uccisi nota anche un colonnello chiamato Vimes. Di un’altra fazione, riuscita pur essa in danno degli estensi, fa parimente parola l’autor medesimo, e la dice avvenuta in un luogo che egli chiama la Cava; ma di ciò non trovo notizie altrove. Un altro congresso si tenne allora a Bomporto; al quale, secondo narra il Brusoni, intervenne il duca Francesco e con lui Camillo Gonzaga generale delle artiglierie venete, il Lavalette, il principe Luigi d’Este ed altri capitani; e fu convenuto si assalirebbe Crevalcore, come in effetto si fece. Ma perché a cotale impresa si posero i collegati, senza quelle previe esplorazioni tanto ne’ suoi Aforismi dal Montecuccoli raccomandate; e perché i veneti che ne avevano la direzione, non la usarono a dovere, venne questa, come il Siri afferma, apertamente dal duca Francesco biasimata. Diremo dunque, seguitando lo storico ora citato, che avendo i pontificii, condotti dal cardinale Antonio Barberini e dal Valencé sorprese le corazze venete, queste non tennero il fermo, ma, fuggendo, lasciarono scoperte le fanterie estensi ch’erano schierate in battaglia, e che in quell’impreveduto accidente il meglio che poterono si comportarono . Mentre poi il Montecuccoli e il Gonzaga dispo-