Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
che desistette il Bolognesi dal chiedere la deposizione di quel principe. In quanto alle cose che direttamente lo riguardavano, scriveva egli al duca che il reggimento che aveva in proprio, insino allora conservatogli, gli era poi stato tolto essendoché avesse il papa minacciato di censure l’imperatore, se più oltre consentiva che contro di lui combattesse chi aveva officio militare nelle sue truppe. E qui avvertiva il Bolognesi essere ingiusta cosa, e che non aveva luogo se non in punizione di gravi mancamenti, il togliere i reggimenti ai proprietarii, che intorno ad essi molto denaro avevano a spendere: ond’è che solevano ricever compensi allorché cessavano da quell’officio. Il che però allora per Raimondo non ebbe luogo, ma forse più tardi, come avremo a congetturare. Un mezzo termine fu invece abbracciato circa la condizione militare di lui, che nessuna delle parti scontentasse; considererebbesi cioè Raimondo come non addetto all’esercito cesareo; nel quale potrebbe poi, quetate le cose in Italia, ritornare se lo chiedesse: e questa determinazione dell’imperatore fu dal Trautmannsdorf comunicata al duca di Modena. Ma prima che venisse questa vertenza definita, e lo fu solo nel giugno, richiamato Raimondo a Modena con lettera del 31 marzo, vi giungeva il 17 aprile del 1643; e forse fu allora che dal grado di generale della cavalleria estense passò a quello da lui già chiesto, di mastro di campo generale unicamente al duca sottoposto. Del qual grado lo troviamo infatti insin da quel tempo investito, benché il Muratori anche in epoca posteriore lo dica generale della cavalleria. Del nuovo incarico avuto scriveva più tardi Raimondo al Trautmannsdorf: “Verrassi a comandare trentamila uomini tra cavalli e fanti (comprese, vorrà dire, le milizie provinciali): è poi profittevole perché oltre allo stipendio annuo di duemila scudi, se n’hanno altri duemila per emolumento di ufficio”. Il Bevilacqua ridotto allora a mal termine da fieri assalti di gotta, rimaner doveva in Modena con grado equivalente a quello di ministro della guerra. Ma poiché toccammo della morte del conte Girolamo Montecuccoli, del quale alquante notizie porgemmo più addietro,