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dubitò Raimondo di manifestare ai principi di Modena e di Toscana e al senato veneto, quantunque servitore egli della casa d’Austria strettamente congiunta ai regnanti di Spagna, che più provincie italiane dominavano. Fu questa scrittura del Montecuccoli preparata allora che, a norma de’ nuovi patti, fu forza concedere al granduca di Toscana, che dal modenese levar potesse i duemila uomini che a sussidio della lega ei vi teneva, e che altrove dovevano venire impiegati. A crescere poi di numero le truppe estensi, quelle sovratutto di cavalleria, adoperavasi al tempo stesso Raimondo. A mezzo il febbraio fece egli a tal uopo sborsare al Bolognesi le somme occorrenti ad arrolare cento uomini di cavalleria, a sessanta talleri per ciascuno; i quali, ad un luogotenente suo in Germania raccomandava fossero gente vecchia e provata nel mestiere delle armi. Ma secondo preveduto aveva il Bolognesi, neanche allora volle l’imperatore compromettersi coll’irascibile pontefice, e quelle leve non consentì. Si fermò invece un accordo con un capitano, Giovanni Zuner di Altorf, che a formare obbligavasi una compagnia di 300 svizzeri, da condurre ove il duca ordinerebbe non più tardi del 13 aprile. Si davano 1850 ducati d’argento mensilmente; più ducati 40 “per lo stato di giustizia di esso capitano”. Per gli arrolamenti e per ogni altra spesa 2600 ducati. I viveri somministrati andrebbero a conto del soldo. Un congedo in fin d’anno concederebbesi al capitano per intervenire ai parlamenti svizzeri. Nel giugno, un Nicola Van der Pellem altri 200 uomini conduceva al servigio ducale .
Col dicembre intanto spirata essendo la licenza dall’imperatore concessa a Raimondo di rimanere in Italia, aveva già ottenuto il duca gli venisse prolungata.
Il 20 gennaio commetteva Raimondo ad un Falloppio facesse uscire da Modena e avviasse al campo (forse al luogo ove alcune soldatesche erano accampate) le artiglierie, acciò più