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Capitolo IV

guerra di nonantola, episodio di quella di castro


Se insino ad ora i casi avemmo a narrare a Raimondo Montecuccoli in estranie contrade intervenuti, lo vedremo ora al fianco del principe suo naturale, e con autorità maggiore di quella che aveva in Germania, spender l’opera sua in pro della patria. E crederemo che a lui in tale occasione quella interiore satisfazione non sarà mancata che si accompagna al compimento di un dovere quasi filiale verso la terra che ci vide nascere: sentimento questo dell’animo molto diverso dal nobile orgoglio che prova colui al quale fu dato d’illustrarsi con magnanimi fatti in paese straniero. Delle oneste accoglienze da Raimondo ottenute in Modena dié parte egli stesso al Bolognesi, che lieto se ne mostrava nella risposta che gli fece, mentre de’ buoni uffici gli si diceva grato da lui in favor suo fatti alla corte. Ai quali buoni uffici molto probabilmente dovette il valente diplomatico la splendida donazione fattagli dal duca a quel tempo, di un’estesa possessione presso Modena del valore di sei od otto mila scudi. E l’esaudimento ancora egli otteneva di un lungo desiderio suo, quello cioè di avere un segretario od aiutante di studio che gli alleviasse le sue fatiche. Venti giorni dopo l’arrivo di Raimondo a Modena annunziava il marchese Francesco al Bolognesi partirebbe con tale incarico per Vienna un Pier Francesco Comini. Accennavamo poi dianzi ad una lettera del Bolognesi; ed ora soggiungeremo che in essa narrava egli di avere in una conversazione, alla quale intervenne, bevuto alla salute di Raimondo, dietro l’invito del colonnello Gallo, impazzito d’amore verso la sua persona, com’egli esprimevasi. Altra lettera sua al duca, della quale si fece latore Raimondo, dava conto della partecipazione da esso fatta all’imperatore della lega della