Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
sua carriera militare, secondo scriveva egli stesso al Trautmannsdorf .
Da una lettera del Pallavicini da noi nominato, il quale era colle truppe al campo sotto Olmütz, ci è conto colà essere stato Raimondo, dopo uscito di cattività, e che ne ripartiva il 17 di luglio “per qualche bella fazione”, come in quella lettera si legge. Con altra poi del 26 del mese stesso Raimondo avvisava che a capo di 200 cavalli, vanguardia dell’esercito dell’arciduca, era egli andato a sorvegliare le mosse che Torstensson fosse per fare. Seco trovavasi allora quel conte Andrea Montecuccoli che dicemmo venuto in Germania col principe Borso; ed era addetto alle truppe del Piccolomini. E una lettera del 20 luglio scritta dal conte Girolamo accenna ai “progressi di Raimondo nell’armata, e che abbia avuto fortuna a dimostrare il suo valore e diligenza”. Seguitava poi dicendo di convenire nell’opinione del Bolognesi che mal volentieri l’avrebbe l’imperatore lasciato partire “per il buon concetto che ne ha, e il bisogno che tiene principalmente adesso di persone fedeli e valorose”. Da altre lettere, infine, di Girolamo sembra anche potersi argomentare che a Raimondo medesimo stesse a cuore di non lasciare così tosto l’esercito, per non perdere il frutto delle sue fatiche.
Erasi Torstensson, dopo che si fu impodestato di Olmütz, rivolto verso la Slesia; e lo Slang entrato con duemila cavalli in Boemia designava sorprendervi gl’imperiali comandati dal generale Buchaim: ma il Montecuccoli giunto da poco nel campo di lui, venne per mezzo di esploratori in cognizione delle mosse del nemico, e ne rese avvertito il Buchaim che si ritrasse a Königsgratz. Posto quindi Raimondo a capo della vanguardia dell’arciduca Leopoldo e del Piccolomini, composta di duemila cavalli e di cinquecento dragoni, ebbe l’incarico da prima di esplorare lo stato delle cose intorno a Brieg assediata dagli svedesi,