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il migliore tra quelli usciti dalla scuola di Gustavo Adolfo; da Bernardo Torstensson , capitano non men valente che fortunato. Egli fu che, riconquistata gran parte della Slesia, entrò, primo fra gli svedesi, negli stati ereditarii di casa d’Austria, invadendo la Moravia, e spingendosi sin presso Vienna; mentre francesi e assiani alleati suoi, che nel gennaio a Kempen sconfitto avevano Hazfeld, prendevano ferma stanza nell’elettorato di Colonia. Fu appunto in momenti così critici per l’impero che racquistava Raimondo la libertà. Ma prima di conseguirla una dolora notizia gli pervenne che molto amareggiato avrà l’anima di lui, dalla sventura resa più sensitiva. Galeotto, il fratello suo che dicemmo aver dovuto per le ferite riportate abbandonare la Germania, e che nel gennaio di quell’anno, che fu il 1642, aveva conseguito un ufficio aulico nella corte di Modena, venne barbaramente ucciso da un tedesco.
Del funesto caso dava notizia il duca stesso di Modena al Bolognesi in una lettera nella quale, dopo aver espresso il vivo suo desiderio della liberazione di Raimondo, amando egli la sua persona e stimando, come conviene, il suo merito, e nudrendo affezione per tutta la sua casa, così continua: “Anz , tedesco noto al conte Raimondo, del qual servitore non ordinariamente si fidava il conte Galeotto, l’amazzò nella propria camera per levargli una golana, alcuni denari e certi argenti. Non si scoperse l’assassinamento sino alla domenica verso la sera: e avendo lo scellerato pigliata la mattina per tempo la fuga, facessimo seguitarlo per corrieri espressi per tutte le parti dove probabilmente poteva essere incamminato; e non ostante che anch’egli avesse pigliata la posta a Buonporto, fu però arrivato a Padova e vi si trova carcerato”. Altri ragguagli recano essere stato colui da un bargello colà spedito tradotto a Modena, ove senz’altro sarà stato impiccato. Una lettera poi del