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che merita acciocché per mezzo di un cambio segua il suo riscatto. Vi ordiniamo però che a nostro nome vivamente parliate con cotesti Ministri e con S. M. medesima se farà bisogno, procurandone l’effetto a tutto vostro potere”. E appunto allora s’avea speranza potesse farsi uno scambio di prigionieri, come al marchese Francesco scriveva lo stesso Raimondo. Nell’ottobre di quell’anno avvisava poi il Bonacossi che desideroso il Baner di procacciare libertà al general Horn, consentito avrebbe a dare in cambio tutti i prigionieri che aveva, ma l’elettor di Baviera in poter del quale era l’Horn chiedeva invece 60.000 talleri, e si sarebbe poscia contentato di 40.000 per cederlo: ma non fu la proposta accettata, e venne poi più tardi dato l’Horn in cambio di Jean de Werth e di Puech. Né altre condizioni per la liberazione di Raimondo ammise mai il Baner, rifiutando ancora due colonnelli svedesi che il Borri gli offeriva in cambio di lui e del Pompei compagno suo di sventura: né poté mai per allora riescire il Bolognesi a far cosa alcuna che gli giovasse, quantunque avesse una volta l’arciduca Leopoldo sborsati 2000 talleri per la liberazione del Montecuccoli. Né mancavano il duca di Modena e i parenti di tenere con frequenti lettere raccomandato il diletto prigioniere al Bolognesi, al quale del rimanente era di potente stimolo l’amicizia che professava a Raimondo; ma tornavano indarno le istanze che andava egli iterando. Tre anni fu Raimondo prigioniero di guerra ora a Stettino ed ora a Weimar. Dalla prima della quali città scriveva al Bolognesi invano aver egli proposto al Baner di poter riscattarsi a denaro, dando di più un colonnello che l’imperatore gli cederebbe; e sarà probabilmente questa la proposta da noi più sopra accennata.
Aveva il duca di Modena anche dalle circostanze politiche in che si trovava, un impulso maggiore a desiderare che Raimondo uscisse di prigionia, designando valersi dell’opera e del consiglio di lui. Così infatti il 13 febbraio del 1641 scriveva il duca al Bolognesi. “Avressimo gusto di poter tirar quanto prima qui il conte Raimondo Montecuccoli. Vi accenniamo questo nostro senso non perché abbiate a dichiararlo, ma perché