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Girolamo, non volle venisse recato offesa . Andarono nondimeno perduti non guari dopo i diritti de’ fondatori di quella benefica istituzione, lo stesso duca Francesco I essendosi fatto cedere, come dicemmo già, l’utile dominio di que’ beni a favore del fratello Obizzo vescovo di Modena. In questa città giunse Raimondo in tempo per vedervi il duca innanzi partisse, il che accadde il 12 agosto, per Madrid, avendo al suo seguito, tra gli altri, il marchese Francesco Montecuccoli poc’anzi nominato, il quale avea titolo di suo maggiordomo, e fu per alcun tempo il più favorito tra quanti servivano alla corte. Codesto viaggio in cui il duca Francesco spiegò un lusso che destò meraviglia negli stessi spagnoli, aveva a scopo gli atti di ossequio che far voleva al re il duca Francesco, nella circostanza che l’acquisto gli fu, dopo lungo tergiversare, conceduto del principato di Correggio confiscato al suo principe: se non che rimanendo colà una guarnigione spagnola che inceppava il libero dominio del duca, a lui, ma assai più tardi, cioè nel 1655, riescì di espellerla a forza di là. Solo peraltro il figlio e successor suo poté godere senza contrasto, e coll’investitura imperiale quel principato. Era stato Raimondo innanzi accadesse l’infermità di sua madre confortato a prendersi alcun sollievo dalle fatiche militari venendo a Modena, da una lettera di Fulvio Testi, col quale era in relazione di amicizia. Nella qual lettera, che si ha alle stampe, un esemplare delle sue poesie allora sotto il torchio gl’imprometteva il Testi, e parlando della corte di Modena, diceva: “Il mare è piccolo ma tranquillo. Non ha fondo per gran vascelli, ma non ha scogli per gran naufragi”. Nel che non fu il Testi profeta: scogli vi erano, e dopo essersi in quelli egli stesso più volte impigliato, finì col fare in essi naufragio. Non fu dato però a Raimondo di secondare per allora quell’invito.
Un mese all’incirca rimase Raimondo in Modena, dando contezza il 6 settembre al Bolognesi del suo ritorno in Ger-