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sopra Ferrara, circa le quali bramava egli poter introdurre una protesta allorché si venisse ad una pace generale: ma secondo lo stesso Montecuccoli scriveva, ebbe in breve ad avvedersi che opportuno non sarebbe stato il tener parola d’altro che dei diritti estensi sopra Comacchio. Un altro incarico aveva poi esso, quello cioè d’indagare qual giudicio fossero per fare i ministri imperiali del progetto del duca (che poi l’anno successivo si effettuò) di fare un viaggio a Madrid: e lo sentì esso dal ministro Trautmansdorf biasimato. La mala contentezza dei ministri di Vienna venne ancora l’anno seguente accresciuta da non so quali comunicazioni a loro fatte dal padre del duca, il quale sotto le vesti monacali che aveva assunte non lasciava d’ingerirsi, con poca satisfazione del figlio, negli affari di stato, di ciò lagnandosi nella circostanza ora accennata il duca, scrivendo al Bolognesi. Sembra poi che indarno si adoperasse allora il marchese per ottenere non so che dignità al principe Rinaldo d’Este, mentre fine egualmente contrario all’espettazione conseguivano le istanze che l’anno medesimo ebbe a fare il Bolognesi perché venisse al suo principe conferito il comando delle armi imperiali in Italia. Circa la missione diplomatica del marchese Francesco alcuni particolari si hanno in una lettera di Fulvio Testi del 12 luglio 1637 scritta in Roma, e in altra del 19 settembre. Suggeriva il Testi procurasse il duca Francesco, mercé un matrimonio di un fratello suo colla figlia del defunto duca Galeotto, di avere dall’imperatore l’investitura della Mirandola. Lodava poi la scelta del negoziatore nella persona del marchese Francesco “cavaliere di proposito, di spirito e di prudenza”.
Ma se non fu dato, come dicevamo, a Raimondo di trovarsi in Vienna con que’ parenti suoi, di loro nondimeno disegnava egli valersi per far presentare all’imperatore nelle critiche circostanze in che allora si ritrovava un memoriale, ove non chiedeva già, secondo scrisse al Bolognesi, speciali favori, ma solamente che ricordasse l’imperatore essere lui vivo, e de’ suoi colonnelli: sperava poi non essere dimenticato se l’occasione si presentasse di conferirgli offici più elevati. E perché sarà