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l’esercito. E dell’istinto della rapina molto diffuso tra i soldati imperiali ebbe un saggio nell’anno più sopra indicato (il 1637) Giorgio Guglielmo elettore di Brandeburg, mentre dal campo ritornava a Berlino; essendoché non lungi da Kustrin ebbe egli dai soldati del Montecuccoli svaligiate le carrozze e i carri ov’erano le robe sue. Onde le lagnanze che per questo fatto diresse ai ministri imperiali, porsero occasione ai nemici di Raimondo di rappresentarlo come autore o promotore di quella aggressione; pretendendosi ancora che, senza uopo di esame, e senza ascoltar sue difese, dovesse egli venir punito. Ma invece Galasso, Annibale Gonzaga, Luigi Pallavicino, il conte Kurz e il Bolognesi (dal quale abbiamo queste notizie) che lui sapevano innocente s’adoperarono a far chiari del vero i ministri; e uscì poi Raimondo da questa briga pienamente giustificato, ricevendo incarico di punire i veri colpevoli. Ma più mesi essendo trascorsi nella disamina di coteste calunniose imputazioni, il danno a lui ne derivò di venire nel frattempo posposto ad altri negli avanzamenti che gli spettavano, come più tardi ebbe egli medesimo a dichiarare al Trautmansdorf.
Ai quali spiacevoli accidenti si riferiscono alcune lettere del marchese Francesco Montecuccoli trovatosi, come siamo per dire, in Vienna allorché ebbero principio. Scriveva egli adunque al Bolognesi: “Si seppe anche prima della partenza nostra di costà (da Vienna) l’accidente del S.r conte Raimondo quale però fui assicurato dal S.r conte Girolamo sarebbe riuscito in niente, né voglio ora credere diversamente, considerando la prudenza e integrità di quel cavaliere”. E un mese dopo (il 2 aprile): “Con sommo gusto ho inteso che il negozio del Co. Raimondo abbi preso buona piega, e sia restata in chiaro la sua innocenza, e ben la prego con tutto il cuore