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e pronti erano gli svedesi a rinnovare la pugna il dì successivo, se Hazfeld e i sassoni, che 5000 de’ loro lasciato avevano sul terreno, non si fossero durante la notte posti in salvo, abbandonando ai vincitori 23 cannoni (essendo i saccomanni fuggiti, come disse Schiller, con tutti i cavalli), 50 bandiere (altrove trovo indicate 150 insegne), il bagaglio e inoltre le argenterie dell’elettore. Asserisce il Gejier scampati dei vinti in questa battaglia solo 1000 fanti imperiali, e una gran parte della cavalleria datasi, secondo egli afferma, alla fuga; la qual’ultima circostanza peraltro da ciò che siamo per dire non parrà esatta. Attribuì Raimondo ne’ suoi Aforismi la perdita delle artiglierie all’esser state queste non divise tra i corpi, ma riunite tutte in un luogo solo; lo stesso sconcio, secondo ei notò, essendo accaduto nella battaglia vinta da Torstensson a Jankowitz in Boemia. E nell’opuscolo Delle battaglie osserva che Hazfeld non bene difese i passi, e pose le truppe in un bosco, dove su di esse cadevano gli alberi atterrati o troncati dal cannone nemico. Principal cagione per altro del patito disastro afferma essere stati gli artiglieri sassoni, che senza trar colpo, sin dal cominciare della battaglia fuggirono, lasciando che dei cannoni s’impadronissero gli svedesi. Nulladimeno opina il Montecuccoli che anziché ritirarsi a Werden, avrebbe dovuto Hazfeld ripigliare il dì seguente la battaglia con quel vigore con che nel primo giorno si era combattuto, giacché gravi perdite avevano pur essi avuto gli svedesi. Ma non ostante il fatto della parità dei danni nei due eserciti, nota Raimondo non essere questa battaglia tra quelle “che non sono né vinte né perse”: ma che fu essa veramente perduta per gl’imperiali, avendo gli avversarii guadagnato il campo, prese le artiglierie, ed avuti “segni assai di vittoria”. La disfatta però non fu intera perché non fuggirono gl’imperiali, e non furono tagliati a pezzi.
Troncò questa battaglia di Wittstock la carriera militare del giovinetto Galeotto, il quale se meno in ira fosse stato alla fortuna, avrebbe potuto sotto la disciplina del fratello salire a rinomanza. Riportò egli infatti colà combattendo così grave ferita ad una gamba che lo lasciò storpio per tutta la