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tite (com’ei le dice) di soldati di Wrangel, e delle cittadelle ivi intorno presidiate dai nemici. Fu più tardi Galeotto all’assedio di Werben, accaduto dopo preso Magdeburg, la qual piazza al dire di Priorato, fu mal difesa da gente nuova ed inesperta. E ad altri fatti intervenne pur anche Galeotto di quella guerra, che per lui esser doveva la prima e l’ultima. Arrideva allora la fortuna agli imperiali ben provveduti di alleanze; ond’è che prese ardire Galasso ad andare a sfidare sulle proprie lor terre i francesi, copertamente da prima, palesemente poscia nemici dell’imperatore. Dopo aver tolto loro Heidelberg, passò il Reno , e frapponendosi animosamente tra l’esercito di Bernardo e quello del cardinal Lavalette, la congiunzion loro impedì, ond’è che il duca di Weimar uso a vedere i nemici fuggire dinnanzi a lui, dovette allora cercare scampo nella fuga. Vivamente lo inseguiva tosto il valoroso italiano, che non s’arrestò se non a fronte di un terzo esercito francese guidato dal re stesso. Ripassò allora Galasso colle sue genti intatte il Reno. Ma lo rivalicò esso nel successivo anno 1636 a capo di 20.000 cavalli e di 10.000 fanti tedeschi e spagnoli, avendo seco il cardinal Tomaso di Savoia, Piccolomini e Jean de Werth. Varie imprese fecero essi in quelle parti, e poco stette che l’ultimo de’ generali or nominati non s’impadronisse di Parigi . Colse però opportunamente Baner l’occasione dell’assenza di que’ principali capitani dell’esercito imperiale; e il 24 settembre piombava con soli 7000 fanti e 9000 cavalli a Wittstock sul generale Hazfeld, che menava in campo 20.000 de’ primi e 15.000 de’ secondi. Un feroce urto fu quello dei due eserciti che l’intera giornata combatterono: