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la Ser. Casa di V. A. nelle cariche militari del suo stato. Io che ambisco che ci conserviamo in possesso di questa fortuna, ho sempre desiderato che qualcheduno de’ nostri sia continuamente sulla strada di farsi soldato per poter rendersi capace di questa grazia”. Chiedendo perciò di poter istruire il fratello nelle cose della guerra, soggiungeva che quanto v’acquisterà Galeotto tornerà in servigio del suo sovrano. E mandava a quest’uopo persona di sua confidenza che lo accompagnasse in Germania, ove attendeva allora esso Raimondo all’assedio di Hagenau, con timore per altro, come scriveva, che l’eccessivo rigore della stagione avesse a far lasciare a mezzo l’impresa. In Freiburg ebbe poi esso i quartieri d’inverno, come il Bolognesi c’informa. Ed era a quel tempo il principe Borso col suo reggimento a Spira, dove gli toccò alimentarlo, avendo trovato, allorché lo raggiunse, che da nove giorni mancava di pane . Con altra lettera del 6 febbraio 1636 rendeva grazie Raimondo al duca del consenso dato alla partenza del fratello, già pervenuto all’aprirsi di quell’anno ad Innsbruck, donde egli scriveva al Duca della speranza che nudriva di ritornare al servigio di lui con “accrescimento di abilità”.
Da Innsbruck andò Galeotto a Linz col conte Girolamo, che lo presentò all’imperatore; e di là mosse direttamente per l’esercito del generale Hazfeld allora nel Brandeburg, il quale soccorrer doveva i sassoni che avevano il territorio loro devastato da Baner. Con sue lettere dava conto Galeotto dell’assedio di Magdeburg, che era diretto dall’elettore di Sassonia e da Hazfeld. Circa al quale assedio di sé racconta nel suo Memoriale già citato Raimondo: che colla vanguardia da lui capitanata tre reggimenti svedesi sconfisse i quali avevano gli alloggiamenti a Tangerman, mentre era la cavalleria imperiale con Hazfeld a due leghe di là. E segue dicendo aver egli tenuto libero co’ suoi tutto il paese di qua dall’Albis, facendo sicuri gli assedianti, e battendo quattro grosse differenti par-