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tor Ferdinando. Ma accecato esso dall’insperate fortune delle truppe sue e della lega, e cedendo all’inasprimento di odii religiosi e civili che si era destato tra i bavari i quali si misero a devastare i paesi de’ protestanti ove entravano la prima volta , neppur rispose alla lettera dello svedese; onde sopra sé medesimo la responsabilità assunse del tanto sangue che ancora in quella guerra micidiale fu sparso. Coll’anno 1635 del quale incominciammo a tener discorso si apre il quarto periodo della guerra dei trent’anni, quello cioè nel quale la Francia, che per gelosia delle vittorie e della potenza di Gustavo Adolfo aveva bensì fino allora con danaro e con offici diplomatici contribuito ad agevolare le imprese di lui, ma non ancora formalmente dichiarato guerra all’imperatore, assunse l’impegno con trattato di Compiègne (sottoscritto il 28 aprile di quell’anno) che ampliava i precedenti accordi tra francesi e svedesi, di prendere parte alla guerra, somministrando sotto nome di ausiliarie le sue truppe agli svedesi. Col quale espediente l’astuto Richelieu lasciar volle all’imperatore il grave compito di una dichiarazione di guerra, ch’egli nondimeno tardò a fare insino all’anno seguente. Ma ogni probabilità di pace pei surriferiti fatti allontanandosi, reputò Raimondo ottima scuola essere per riescire quelle guerre all’ultimo de’ suoi fratelli di nome Galeotto, che giovinetto allora di 15 anni serviva in ufficio di paggio il duca di Modena . Dimandò egli pertanto facoltà al duca stesso di poter chiamarlo presso di sé, con una lettera della quale torna in acconcio il riferire i primi periodi. “Pare che la nostra famiglia abbia avuto quasi in tutti i tempi la fortuna e l’onore di avere persone che siano state impiegate nel servire