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d’imposte, che chiamavasi appunto Ruina, in tempo che il manco de’ prodotti della terra colpita da tempeste, e le tasse per quartieri allemanni, come dicevansi, avevano ridotto il paese in povertà. E forse a Raimondo si dovette se men aspra del consueto, trattandosi di far denari, tornò la risposta del principe; Il quale delegò i fattori generali all’esame di quanto quelle genti esponevano: concessione per altro che avrà recato per avventura a que’ miseri o nessuno o bene scarso sollievo. Accennerò inoltre che poté Raimondo vedere in cotal circostanza in Modena quel gaio e inarrivabile autore del poema La Secchia rapita che fu Alessandro Tassoni, reduce sino dal precedente anno alla patria in officio di gentiluomo di lettere del duca Francesco I d’Este. E non sarà qui fuor di luogo il ricordare il feudatario di uno de’ castelli de’ Montecuccoli, di quello cioè di Renno, che era il conte Andrea, del quale già tenemmo parola. Ad istanza probabilmente del conte Girolamo Montecuccoli, gli aveva l’arciduca del Tirolo impetrato dal duca di Modena la remissione dell’esiglio al quale per omicidio era stato condannato, e militò poscia in varie contrade. In Germania, ove al seguito del principe Borso d’Este aveva preso parte alla battaglia di Lützen, fece egli da testimonio nel duello ch’ebbe luogo fra detto principe e il conte Terzica (Terzki); del quale duello abbiamo la descrizione in una lettera del primo di essi, e nel manoscritto da noi citato Dei successi d’Allemagna ec., e diede luogo ad una scrittura del Testi in difesa di Borso. Il duello ebbe origine dal rifiuto del Terzki di accettare un gioiello fattogli offerire dal principe al quale ceduto aveva un reggimento, e dall’aver poscia rifiutato un cavallo altresì, protestando che gli si erano mostrati solo i peggiori. Invano ricorso avendo Borso al Wallenstein; del quale era il Terzki cognato, e tanto amico da voler divisa con lui la sciagura che l’anno successivo lo colpì; andò quegli a Vienna, ove si dimise dal servigio militare, per isfidare a duello l’offensore: il quale ebbe a padrino lo stesso general Piccolomini, mentre erano padrini di Borso il conte Andrea e il conte di San Bonifacio. Rimase Terzki colpito da una palla, se non che