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Con molto dolore sarà stata senza più accolta da Raimondo non solo, ma da tutto il parentado, l’annunzio dell’immatura morte di un sì illustre congiunto, chiamato anche dal Tournemine negli Annali di Trévoux (sotto l’anno 1707) col nome di gran capitano, e che aveva accresciuto di certo molto decoro alla sua famiglia. E ben può credersi che anche alla corte estense, colla quale quelle relazioni Ernesto mantenne che venimmo accennando, molto grave sarà tornata quella notizia, non che a quanti furono che lo conobbero. Al giungere delle prime novelle, che non erano le peggiori, il cardinal Campori scriveva all’abate Fontana: “Gli avvisi d’Alsazia che V. S. si è compiaciuta di comunicarmi mi hanno turbato assai per la prigionia del Montecuccoli e per il pericolo in che si ritrova la piazza di Breisach” (lettera del 9 luglio 1633). E ben maggiore sarà stato il suo rammarico allorché la morte avrà saputa di Ernesto. Io poi non so se presso di lui si trovasse in Breisach il suo cugino Raimondo, quantunque sia molto probabile che egli pure intervenisse per alcun tempo almeno a quella guerra di Alsazia, nonostante che non ne rimanga speciale ricordo; e solo sapendosi che precedentemente alla morte di Ernesto era egli stato a Modena, come da questa rubrica s’impara della cronica dello Spaccini: “1633 31 marzo. E’ qui il Co: Raimondo del già Co: Galeotto Montecuccoli, giovane d’honorate qualità et valoroso soldato in Allemagna, et è vestito molto alla bizzarra”. Né altro particolare veruno essendo a mia cognizione circa il soggiorno in patria di Raimondo, amo però supporre che in cotal circostanza avrà egli avuto partecipazione dei lamenti che appunto allora, a approfittando forse dell’occasione della sua dimora in Modena, indirizzavano, per mezzo di un messo speciale, al duca i sudditi suoi di Montecuccolo; ai quali il lor podestà per incarico sovrano aveva fatto istanza in pieno consiglio del comune acciò saldassero certi debiti che con esso duca avevano per donativi di nozze. Né a ciò solo limitavansi le rimostranze di quegli uomini; ché in uno agli abitanti di Renno e di Montecenere, feudi pur essi de’ Montecuccoli, lamentavano le ruine fatte tra loro da un collettore