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E s’adoperò sollecitamente l’imperatore, al quale premurose istanze perciò sappiamo dal Bolognesi aver fatto Claudia de’ Medici arciduchessa del Tirolo, affine di procurare di levar Ernesto di mano al nemico mercé uno scambio, essendo venuto notizia anche a suo fratello Girolamo che mortali non fossero le sue ferite: ma tali erano esse in effetto; sicché a nulla giovando le cure usate a salvarlo, venne egli a morte in Colmar, ove trasportato lo avevano, il 18 di luglio del 1633. Non contava più che 49 anni di età, essendo nato, come dicemmo, nel 1584. Due cappuccini che assistito lo avevano al letto di morte il tristo annunzio della sua fine portarono al fratello di lui. Aveva Ernesto a quel tempo il grado di generale d’artiglieria e di comandante le armi imperiali nell’Alsazia, provincia che non tardò molti anni a venir tutta in potestà de’ francesi, che la conservarono fino all’anno 1871.
“Non lasciò questo onorato capitano,” dice ancora il Bisaccioni “di far prova del suo core, non fu mai veduto volgere le spalle, e nelle ritirate istesse fulminando colla spada mettea terrore ne’ vincitori”. Lamenta egli poscia che morir dovesse in piccola, benché sanguinosa zuffa, e non in battaglia grande dove molti fossero stati spettatori delle ultime azioni sue . Gualdo Priorato, poiché la morte di Ernesto ebbe raccontata, soggiungeva: “Era di placidissimo aspetto, di dolci costumi, di maniere amabili... né vi sarebbe stato in Germania capitano che l’avesse avvanzato d’intelligenza, quando la fortuna avesse voluto esser condottiera delle sue vittorie”. E noi alla fortuna aggiungeremo la previdenza dei ministri di Vienna, perché la mancanza di questa lo lasciò talora senza viveri, e senza o munizioni o soldati, come più addietro avemmo già ad avvertire. Dell’affetto suo alla patria e agli Estensi per noi fu detto: dell’amabilità del suo carattere e della liberalità