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Ma poco essendo durata la satisfazione ricevuta dalla corte per cotali notizie, fu mandato a scoprir terreno lo stesso ministro Trautmansdorf, al quale disse Wallenstein indispensabile la pace, e che se di lui si dubitasse ritirato sarebbesi a vita privata . Ma fece poi, ad allontanare i sospetti, le imprese delle quali toccammo più sopra, vinse il 18 ottobre 1633 la battaglia di Steinau, e liberò dai nemici la Slesia, dove quelle bestiali efferatezze e turpitudini lasciò commettere a’ suoi soldati che legger si possono nella storia del Menzel. Ma non ritrasse egli da quelle fazioni gli sperati vantaggi, essendoché troppo presto agli ozii della Boemia si riducesse; donde a levarlo non valsero né le istanze, né i comandi dell’imperatore, bastando a lui che Aldringer e Strozzi, generali suoi, recassero con alcune truppe soccorso all’elettor di Baviera; il quale instò allora presso l’imperatore acciò levasse a Wallenstein il comando dell’esercito, il che infatti si propose egli di fare. Aveva intanto il valoroso Bernardo di Sassonia Weimar conquistato Ingolstadt e Ratisbona (Regensburg), e campeggiava lo svedese Horn nella Svevia, altri nel Palatinato, in Westfalia e altrove. “Fu un incendio generale, dice lo Schiller, per tutta la Germania, e l’anno susseguente alla morte di Gustavo (il 1633) fu agli svedesi così prospero, come se quel gran monarca avesse egli stesso continuato a comandarli”. E più avrebbero essi fatto se la discordia non si fosse posta tra i generali loro, i quali come appartenenti a nazioni diverse avevano altresì diversi i pensieri e gl’intenti.
Fece l’imperatore in quel tempo arrolar gente in Italia dallo spagnolo duca di Feria; ma tali ostacoli ai nuovi venuti copertamente suscitò Wallenstein, che ridottisi finalmente al Reno, colà miseramente si consumarono, e il comandante loro ne morì di cordoglio, lasciando a capo di quelle genti sminuite troppo di numero il generale Serbelloni. Aveva già il Priorato avvertito che la venuta del Feria in Germania con autorità indipendente