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un reggimento. Di loro scriveva il Testi: “sono ambedue valenti, ma Borso specialmente è dotato di tanta virtù e cortesia che gli attira l’ammirazione di tutti”. E riescì infatti soldato di vaglia. A fianco di Wallenstein combatterono parimente colà i principi Francesco e Mattia de Medici.

“Vienna, Monaco e Roma, dice il Cantù nella Storia Universale, tripudiarono alla morte di Gustavo Adolfo, Madrid tripudiò undici giorni insultando alla memoria dell’estinto”. Il che in gran parte fu vero: se non che fu anche detto spiaciuta al papa la morte di un uomo che teneva umiliata la casa d’Austria, e spiaciuta allo stesso imperatore: il quale disse avrebbe più presto desiderato che con sanità fosse il re di Svezia ritornato al proprio regno: parole che non parranno inverosimili a chi pensi come un segreto istinto sforzi talora anche l’uomo più indolente e ingeneroso ad ammirare coloro che per quelle virtù militari, e per quella fruttuosa operosità andarono celebrati che ad essi fece difetto.

Non furono tripudii nel campo di Wallenstein: ottantacinque mila fiorini dispensò egli fra coloro che maggiormente nella battaglia si erano distinti, severamente castigando al tempo medesimo i fuggitivi. Un buon numero di ufficiali fu allora da lui dannato a morte non volendo, diceva, che mai più si rinnovasse la vergogna di Lützen . E questa sarebbe stata ancora maggiore di quella che fu, aggiunge il Förster, se il disordinato suo ritrarsi dal campo non fosse stato, per esser giunti sei reggimenti al termine della battaglia sul luogo del conflitto, nascosto al nemico. Ben fortunato il Wallenstein, continua il biografo medesimo, che i dissensi sorti tra i generali di Gustavo dopo la morte di lui, ai quali tra breve accenneremo, impedissero agli alleati di venire sopra di lui e di annientarlo. Attesero essi invece poco dipoi a scacciare dalla Sassonia gl’imperiali; e Bauer e Horn battevano Aldringer in Baviera.