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DI PARNASO. | 19 |
va il mondo tutto, era, che la stessa Nobiltà che governava, non solo con animo patientissimo pagava le gravezze antiche al publico Erario, ma che con prontezza, e facilità incredibile, contro se stessa spesso ne pubblicava delle nuove, lequali rigorosamente erano poi esatte da i pubblici riscuotitori; e che molte volte si era veduto, che i Nobili Venetiani ne gli urgenti bisogni della Republica, prima di aggravar con nuovi datij i popoli loro, havevano posto mano alla borsa propria, & il tutto con tanta liberalità, e prontezza di animo sviscerato verso la publica libertà, che simil attione meritava di esser preposta à tutte le maraviglie, che si notavano nella felicissima libertà Venetiana, come quella, che chiaramente faceva conoscer ad ogn’uno, ch’ella esquisitamente possedeva quella eccellente qualità, che rende le Republiche eterne, di aver la sua Nobiltà tanto svisceratamente innamorata del viver libero, che alla privata utilità allegrissimamente proponeva i pubblici interessi.
Poi disse Bernardo Tasso, ch’egli lungo tempo era dimorato in Vinegia, dove di niuna altra cosa più era rimaso meravigliato, che di veder quei Nobili medesimi, che tanto si compiacevano de’ piaceri, delle delitie, e dell’otio, con tanta virtù di animo governar le cose pubbliche, che altrui sembravano, & huomini di vita molto esemplare, e signori nati alle perpetue fatiche.
Dopo il parere del Tasso, Francesco Berni, come è suo costume, con piacevolezza, che diede gusto alla Serenissima Libertà Venetiana, disse, che la più rara, e mirabil cosa, che gl’ingegni grandi doveano ammirar nella Republica Venetiana era, che non solo le lagune, ma i canali tutti della
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