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Capitolo XII.

CONTINUA. — LA DISTRUZIONE DELLA CITTÀ DI GRUMENTO.

Dopo l’accenno alla storia della sede episcopalo grumentina, continua l’agiografia in questi termini:

«§ 53. Ma trascorso uno spazio di molti anni, e infuriando in Italia la tempesta barbarica che devastò città ed a varie provincie arrecò ruine, così permettendo Iddio a causa dei peccati degli uomini, la città grumentina fu in quel tempo dagl’irrompenti Saraceni assediata, presa, devastata, e con grande strage di popolo dalle fondamenta sovvertita.

La chiesa di San Laverio fu spoglia de’suoi ornamenti; e nonché bruttata, fu arsa. E questo accadde sotto il pontificato di Giovanni VIII.

• § 54. La città un tempo abbondante di popolo rimase inabitata a deserta; imperciocché quelli che erano scampati al furore barbarico, fuggirono, a ricovero, per aspre caverne e fra le latebre de’monti a guisa di fiere, poiché i Saraceni tutto devastavano e mettevano a fuoco.»

Qui lo scrittore intercala una prima vicenda delle reliquie del santo: e narra come il vescovo di Acerenza chiese ed ottenne quasi di forza una parte delle reliquie stesse. Allora la chiesa di san Laverio era stata riacconcia da un prete l’robo, < nelle ruine di Grumento.»

Lo scrittore continua:

• S 61. Incominciò il popolo a quietare da tante calamità, ed a riprendere albergo tra le ruine di Grumento o pei luoghi circostanti, ed a frequeutare il tempio del martire, e, secondo le ane facoltà, adornarlo. Ma poiché di bel nuovo, e sempre più devastate erano allora dalle spade de’barbari molte provincie d’Italia, i popoli grumentini, vessati dalle varie oppressioni dei pagani, pure temendo di essere a morte sterminati, escono dalle loro case, e di nuovo loro è forza di andarne randagi....

• § 62..... E gl’infedeli sovvertono dalle fondamenta la città: e distrussero ed adeguarono al suolo il tempio del santo martire. >> Qui, dunque, è fatto cenno di due incursioni saraceniche, che a non largo intervallo di tempo avrebbero distrutta dalle fon