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usa alla guerra o al mercato, le acquistavano, le conquistavano, le trafugavano.

Tale fu per le città, i regni, i principi; tale fu per le chiese, i cenobi, i vescovi. Alle reliquie famose traggono torme di popolo supplichevoli di spirituali conforti, di temporali benefizi; i miracoli, che premiano la fede ingenua, susseguono; la fama no ocheggia lontano; nuove torme affluiscono; ed affluiscono, premio di benefizi ottenuti o sperati, le oblazioni dei popoli. E fu, nella opinione del tempo, onore alla città, al cenobio, alla chiesa il possesso di reliquie preclaro per miracoli insigni; fu nota di inferiorità il non averne. E quando le minori chiese assorgevano a sedi di vescovo, o queste a sedi metropolitiche, la chiesa e il popolo sentivano la necessità di procurare reliquie pari ai nuovi onori cui erano sollevati. La richiesta era viva ed ardente; l’offerta, per legge economica, rispondeva viva del pari. E le rivelazioni in sogno a pie matrone; le estasi di penitenti eremiti; la opportunità di traffici in lontane regioni; la fede ingenua che sposta i monti e arresta i fiumi,provvidero. E qua approdano dall’ultima Brettagna le reliquie de’primissimi apostoli; là trafficanti di città marinare portano, con gli aromi e le stoffe dell* Asia, odorati corpi di martiri; altrove alla marra che scava il solco presso la edicola campestre vien fuori un* arca, e sull’arca è una scritta, e la scritta rivela un santo. La maravigliosa invenzione è un fatto, e lo si vede e si tocca; le popolazioni accorrono e adorano; la chiesa cresce in onore; la città fabbrica più sontuoso tempio; e l’una e l’altra celebrano, con riti solenni e con mercati di commerci e di perdonanze, il ricordo anniversario del ritrovamento miracoloso.

Ora la invenzione, la traslazione e l’onoranza anniversaria alle reliquie de’ santi, erano occasione di fatto, quotidiana o periodica, alla sempre crescente fecondità della letteratura leggendaria. Il grande fatto della invenzione conveniva avesse una storia: la fantasia popolare, percossa dal fatto mirabile, ha già, dal suo fondo inesauribile, creata la materia all’opera che aspetta l’artefice. Il vescovo, l’abate, o il preposto ordina ad uno dei chierici di raccogliere la pia tradizione della chiesa, e di scriverla ad edificazione dei fedeli. E la scrittura fissa la tradizione; la leggenda diventa storia, ma è storia ancor viva e mobile come la leggenda; e la si rinnova, la si vivifica e s’incarna di nuovi