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loro, essere notizie genuine del secolo IX. Questo mostreremo più innanzi. Per ora ci limitiamo a non credere alla esistenza di cotesti < scritti di Probo. > Chi inventò le notizie della seconda parte dell’agiografia, inventò la notizia < delle fonti,> a fine di acquistare autorità obbiettiva alle invenzioni sue.

Quanto alle speciali fonti della prima parte della leggenda, io non so, per verità, quali possono essere stati < i vetusti monumenti della chiesa grumentina. > Non saranno però quei marmi e quelle iscrizioni, che nella chiesa saponarese sono esistiti, come antichi e venerabili monumenti, fino agli ultimi nostri tempi, e che pubblicati alcuni per le stampe da scrittori indigeni1 ed altri inediti ancora, noi riferiremo nel corso di questa scrittura:giacché marmi e monumenti postumi — molto postumi — al fatto che intendevano di ricordare, erano invece cavati essi stessi dall’agiografia medesima di san Laverio. Nè tra i < monumenti vetusti, > anteriori alla scrittura del diacono, si vorrà mettere in conto la iscrizione dei tempi di Costantino Magno, la quale, riassumendo la vita di san Laverio, sarebbe invero fonte precipua al contenuto della leggenda stessa: perchè anche questo antichissimo monumento, nonché dei tempi costantiniani, è di parecchi secoli posteriore allo stesso diacono Roberto!

Lo scrittore del secolo XII ebbe, senza dubbio, dinanzi a sé delle fonti a cui attinse: alcune proprie alla copiosa letteratura agiografica in genere; altre, orali o scritte, più speciali al soggetto della sua scrittura.

La letteratura delle vite dei santi era un genere abbondante, e pressoché unico, nei secoli più inculti del medio evo. Raccolte in libri a penna, che erano detti o passionari, o leggendari, o menologi, non mancavano alle minori chiese di quella età; ed abbondavano presso i cenobi sia dell’ordine di san Benedetto, sia di san Basilio, che furono le grandi officine letterarie, onde esso uscivano e si moltiplicavano. Ma nonché opera o nutrimento allo spirito dei soli chierici, tutta quanta la società no era avida, ne era impregnata: e poiché essa le richiedeva con ardore o con pari ardore rispondeva alla richiesta l’offerta, surse cotesto genere di prodotto letterario per la stessa fecondità sua prodigioso. ________________________________________________

• Roselli F. Saverio e Dei. Monaco G. Antonio, nelle opere sopra citate.

Si potrebbe aggiungere le varie A Utgai ioni di avvocati.