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anch’esso — quello, cioè, di ragguagliare sulle vicende delle sacre reliquie; ma vi si aggiunge, con un’appiccicatura che tradisce la spontaneità, un sommario che condensa parecchi secoli della storia ecclesiastica della città.

La terza parte mostra un concatenamento logico di periodi del tutto sbagliato. Egli è evidente la imperizia de’ connettitori dei varii frammenti di essa. L’intento manifesto è quello di dar ragguaglio sulle ultime vicende delle reliquie a Satriano o a Grumento. Ma vi si annette la notizia del tempio del martire; perchè sia di occasione a notizia, a frasi e parole scelte appensatamente a prova di un concetto riposto, che nulla ha che fare con le reliquie, ma mira ad attestare che la chiesa saponarese è succeduta nella pienezza dei suoi dritti alla chiesa grumentina, e che i dritti episcopali di questa erano virtualmente in germe nel capo di quella. Premeva d’altra parte di rispondere, da prima, a chi nel secolo XVI trovasse ben povera e meschina la chiesa di san Laverio, che pure negli Atti era detta miræ edificationis (§ 46): premeva di rispondere anticipatamente a chi delle anime pie avesse chiesto, con triste maraviglia, perchè rimanessero senza onore di monumenti decorosi le reliquie del martire, che pure erano mostrate segno di tanto culto nelle narrazioni degli Atti. Era, insomma, la nota postuma di uno spirito riflessivo, che voleva accordare la realtà del presente all’identità della leggenda.

Ora dallo studio di questo monumento noi siamo venuti nella persuasione, che queste tre parti dell’agiografia non sono di uno stesso scrittore, nè di una stessa età.

La terza parte (§ 64-71) è di manifesta aggiunta moderna al più antico monumento; poichè vi si accenna a qualche fatto, che, come la distruzione della città di Satriano, accadde molto tempo dopo il 1162, o propriamente nel secolo XV. La cosa è tanto più manifesta, in quanto che la seconda parte (come vedrà il lettore al § 63) si chiude con quelle formole di uso de’ monumenti ecclesiastici, le quali dicono dossologia, e sono formole consuete terminative alle orazioni e alle pie scritture.

La seconda parte (§ 50-63) non è opera di chi scrisse nella prima parte la vita di san Laverio. Io credo scritta la seconda parte tra la seconda metà del secolo XV e la prima metà del secolo XVI.