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poste le reliquie del martire, sia rimasto ignorato: essendo incerta la tradizione popolare che ne addita il posto in digrosso. Nè meno incerta è l’altra tradizione di un tristo uomo, che, avendo sognato di un tesoro riposto sotto l’altare di san Laverio, venne quivi in chiesa a scavare, e vi trovò invece un cofanetto, entro di cui non rinvenne l’oro sognato, ma sì il capo che era quello del santo. Sdegnato della poca preda, gittò lungi l’inutilo teschio; e questo, battendo contro una prossima colonna di marmo, lasciò in essa l’impronta come fosse di cera. Il giorno dipoi un asinaio trovò per terra il capo odorifero, e questo recò alla ignota città che era sua patria. Ma questa ultima tradizione non è certa (conchiude la leggenda), ma si è certa ed alla vista di tutti la impronta lasciata in fronte alla colonna; ed è credenza che sia rimasta in essa chiesa saponarese una parte del corpo di san Laverio, a cui accorrono devoti i fedeli, ed alla pietà di essi seguono immancabilmente effetti salutari.