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mento; ed a Probo, prete e custode della chiesa di esso, dimanda le sacre reliquie. Ma Probo, veramente probo, fra pianti e preghiere umilmente ricusa. Accorrono ai suoi lamenti i popoli dispersi; ed a consiglio di un uomo di grande prudenza che ebbe nome Brutio Oriente, una parte del corpo vien data al vescovo di Acerenza, e l’altra rimane in custodia di Probo nella chiesa della devastata città.

Ma novelle torme di Saraceni irrompono. I popoli grumentini nuovamente si disperdono; e tra essi che vanno profughi uuo dei maggiorenti, a nome Goffredo, porta con sè una particola del corpo santo, e questa dà in custodia al vescovo della città di Satriano, ove egli ricovera. Passano intanto anni parecchi, e un novello vescovo di Acerenza, a nome Leone, rinviene le reliquie del santo nascoste in una chiesa suburbana: di qua cou grande onore egli le trasporta nella chiesa di san Giovan Battista nella città di Acerenza; ove chi prega il santo acquista indubbiamente (dice lo scrittore) gli effetti della mirifica grazia di lui.

Questa seconda parte va dal § 50 al § 63.

La terza parte, che va dal § 64 alla fine (§ 71), è di più evidente moderna appiccicatura.

Qui s’intende di narrare le ultime vicende delle reliquie e della chiesa del santo; ma si annette anche qui la notizia delle ultime vicende della chiesa grumentina. Quella breve parte delle reliquie recate a Satriano furono, dopo la distruzione di questa città, trasportate a Tito nella chiesa matrice che è dedicata a san Lavorio. Delle altre rimaste in Grumento, il tempio che le custodiva restò molti anni adeguato al suolo. Il popolo grumentino abitava disperso in paghi non guari discosti dall’antica città; finchè Donato Leopardo, che era preposto alla chiesa di Santa Maria l’Assunta nelle ruine di Grumento, e aveva la cura delle anime del popolo disperso, non intese a raccoglierlo in un solo centro, e questo fu nel luogo detto la Saponara. Si era ai tempi di Leone VIII, pontefice. Ma il Leopardo, impacciato che egli era dalla riedificazione delle chiese parrocchiali, non rifece il tempio del martire grumentino. Questo cómpito l’assolse invece san Luca venuto di Sicilia in Calabria, e di qui a Noja e poi a Grumento; il quale di sue proprie mani eresse la chiesa, ma questa in minori proporzioni e decoro che prima non fosse. Di qui avvenne che il luogo preciso, ove erano ri-