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— 142 — RIC9 SAPONARIS colemnax S. MARTVRIS PASSIONIS INSTRUMENTUM TRANS TULIT;ET VETUSTAM MEMORIAM POSUIT. A.D. MDCXXXVI DIE XI NOVEMBBIS.> Sappiamo dunque da questo ricordo del buon Ramaglia a chi è dovuta l’iscrizione della colonna. — E di qua io ho inferito, nel Cap. XVII, che a questo stesso Giov. Francesco Danio sia dovuta la iscrizione relativa al Donato Leopardo, che iu quello stesso Capitolo è riferita. (M) Et capitis translatio pro certa non haletur. — Leggi: At capitis, etc. (**) Ad cuius venerationem confluent fuldes.... et petitionum suarum salutarem consopuntur effectum. — Confronta questo concetto all’altro simile, ma non identico, del § 48. Nel 48 l’agiografo esprime la speranza che anche le odierne preci dei fedeli al santo siano esaudite. Nel § 71 è, invece, significata la certezza, che conteste stesse preghiere sono esaudite. Differenza di concetti, che rivela differenza di tempo e di manno che scrissero i duo §§. — Vedi nota 23. (*:) Ego Robertus de Romana diaconus scripsi, anno Domini 1162. Sono esse, queste parole, scritte veramente nella integrità loro da Roberto diacono, o sono invece un’altra delle tante appiccicature degl’interpolatori all’antico monumento? — Lo stile di esse non sarebbe franco da ogni sospetto. La mancanza dell’indizione, la mancanza delle parole — ab incarnatione domini — o l’uso delle cifre arabiche non potrebbero essere lacune e modi, o stampo di uno scrittore che veramente visse al secolo XII. Ma è probabile cosa che le lacune cronologiche e l’uso delle cifre arabiche siano a debito degli amanuensi dei tempi posteriori; di quei tempi segnatamente nei quali l’uso delle indizioni era caduto, e le cifre arabiche erano entrate nell’uso comune. E questo io ritengo per molto probabile; come ritengo per accertata la esistenza di un Roberto di Romana, prete della chiesa saponarese, dappoiché è attestata da un atto di donazione che ha la data del < novembre dell’anno 1189, > e che da noi si pubblica all’APPENDICE II, n. 1. — Vedi inoltre al Cap. V. A chi, dubitando di tutto — dopo tanta congerie d’invenzioni