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Esiste invece un più recente manoscritto della leggenda; però ricopiato di terza mano nel passato secolo, non può avere altrimenti che lo scarso valore di una copia di copia.

Il dottor Niccolò Ramaglia di Saponara scrisse nel 1736 le Memorie Grumntine Saponariensi, ove intorno alle origini di Giumento e di Saponara raccatta tutte le fiabè che la grama erudizione indigena ebbe inventate nei secoli XVI e XVII; e, con miglior consiglio, raccoglie copia di documenti e di notizie che alla storia della sua patria riescono di prezioso interesse. Si distende egli larghissimamente (e questo era lo scopo vero del libro) nella minuta storia della lotta tra la chiesa di Saponara e la curia di Marsico; una lotta vivissima che, incominciata nel 1530 e per incidenti vari e sottili risorgente sempre più aspra di periodo in periodo, non durò solamente fino all’epoca dello scrittore che fu il 1736, ma può dirsi fino ai tempi nostri. L’arciprete della chiesa saponarese pretendeva di avere, in virtù di possesso immemorabile, dritti di ‹Ordinario› nella chiesa e città di Saponara che era nullius diocesis origine; e la chiesa stessa era ‹collegiata insigne:› i vescovi di Marsico ungnibus et rostris oppugnavano a queste pretensioni; e la lite ripullulava sempre. Molti antichi documenti vennero presentati dalle parti belligeranti ai tribunali di Roma; e se quelli della chiesa saponarese hanno potuto sfuggire alla incuria degli uomini, sperperatrice più larga che la edacità del tempo, gli è dovuto al libro del dottor Ramaglia, che oggi rimane unica fonte di questo singolare episodio; e sarà fonte (poiché é ancora ignorata) ad una parte del mio lavoro.

In fondo alla sua opera il buon dottore ricopia il testo latino della leggenda laveriana; e dico che questa ‹é trascritta dal suo originale (?) in pergamena che si conserva presso del riferito don Carlo Danio; il quale si è compiaciuto dare a me la copia scritta di suo carattere, per essere più corretta di quella stampata da Ferdinando Ughelli e dal rev. don Bonifacio Pecorone ossia Petrone nel 1729.›

Questa è dunque la copia manoscritta di terza mano che ho testé ricordata; ed è infatti, in parecchi luoghi, più corretta della stampa ughelliana. — E noi delle più corrette lezioni e delle varianti di maggiore momento terremo ragione nella stampa che andrà in calce a questo lavoro. Ma, per verità, resta dubbio per