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miglia baronale, violenze di sangue e prepotenze contro a preti e frati, e monache claustrali della città.1 Parve, o si finse di credere, che cotesto diritto singolare del clero saponarese fosse un continuo crollo all’autorità della Chiesa, e un continuo fomite al mal costume, non represso dall’autorità della chiesa emendatrice. La Rota adunque decide da capo, nel 1651, che, non essendo provato a sufficienza < l’immemorabile possesso > invocato dalla chiesa saponarese, aveva luogo la regola generale della giurisdizione vescovile, come già ebbero ritenuto altre sentenze e precipuamente quella del 1607.

Non valsero altri ganci di appelli, nè cavicchi di nuovi incidenti a rimuovere il Dio Termine di questa sentenza. Era il finis Poloniae! I canonici del duomo di Marsico vollero tramandare ai posteri il ricordo di tanta vittoria; e rizzarono un marmo 2, che ancora esiste, a salutare il vescovo Ciantes come quegli che

JUMA ET JURISDICTIONEM IN HAC DIOCESI
LONGO TEMPORE OCCUPATAM ACERRIME ROME DEFENDIT
ET IN PRINTINUM BESTITCIT

E i canonici di Saponara, ripensando mestamente ai cavalli donati con le doppie d’oro a Donna Olimpia, ripetevano:Habent sua sidera lites! — e il buon dottore Ramaglia, ancora commosso dopo un secolo da tuito fatto, scioglie un inno di stilo rococò, che destinato a rispondere, come io credo, allo soddisfazioni epigrafiche dei canonici di Marsico, giova di presentare al lettore come fiore poetico, che allieti la mia arida prosa:

< Maledetto denaro, scomunica della puntualità, censura della fede, passione della quiete, burrasca della mente, naufragio dell’anima! non vi è fiamma di risse che non si stuzzichi con


  1. Queste prepotenze sono appena accennate «lai prudente scrittore che io segno — (era in causa la casa dell’Eccellentissimo Padrone!) — e sarebbe utile saperne di più alla storia dei costumi del tempo. Pare si trattasse di qualcosa come di un fra Cristoforo bastonato, di un prete ucciso in chiesa, e di non so che monache trafugate o strapazzate!... per ordine e spasso di Don Antonio Sanseverino, fratello al conte padrone della Saponara. — Erano, autentici, i tempi di Don Rodrigo!
  2. Apud Udrei.li, VII, 521. — Al marmo è posta la data del KM9: fu dunque messo qualche tempo prima dell’ultima e definitiva sentenza rotale.