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mancata che era la preva della < eccezione > nella chiesa saponarese, riconosceva come regola la pienezza del diritto nel vescovo. Sentenziò quindi nel 1607 come usurpata la giurisdizione di Ordinario nell’arciprete! — e della sentenza (non so il perchè) clero ed avvocati non portano appello, o passa in giudicato.

Muore il vescovo Parisi nel 1614; e nuovi monitorii di scomunica, invocati dall’arciprete, producono migliori frutti. Taluno in confessione si discarica; tal altro offre notizie o barlumi. La Curia incarcera in Roma un tale che fu già l’uomo d’affari del vescovo di Marsico; e in casa di lui trovano un sommario del processo trafugato o lettore che ad esso si riferiscono. Si aveva dunque un principio di prova scritto a favore del derubato; il quale perciò dimanda la restituzione in integrum, e chiede sia obbligato il vescovo a presentare l’originale del processo scomparso, che essere doveva negli archivi della sua curia. Con decisione del 1616 è ammessa, in massima, l’azione di lui; con altra del 1617 gli è riconosciuto l’antico possesso; con altra del 1621 sono decise a favor suo altre incidentali querele sollevate dal vescovo per la nomina de’ confessori. La Rota, inoltre, sentenziò fosse negata < l’udienza, > cioè il diritto di stare in giudizio al vescovo di Marsico, finché egli non avesse presentato l’originale processo del 1572, di cui la copia legale era stata involata a Roma. Era giustissimo.

E parve un momento che la fortuna sorridesse a tanta energia di resistenza in questo rappresentante di antiche giurisdizioni autonomo contro l’incalzare di una nuova o invadente evoluzione del diritto ecclesiastico. Nel 1623 il cardinolo Sanseverino, che era nato nella città di Saponara, della quale era signore fendale la casa di lui, ottenne da Urbauo VII all’arciprete della Collegiata saponarese l’uso dello insegno pontificali. Era un colpo di spada permanente al petto del vescovo! Lo stesso capo della potente famiglia, che portava il titolo di conte della Saponara, non cessò di proteggere la causa del clero, i cui privilegi erano titolo di onoro al suo feudo; o al patrocinio di lui parve dovuta un’altra vittoria del prelato saponarese di fronte al vescovo di Potenza, che dimandò ed ottenne da Roma di potere eseguire, secondo il rito o la disciplina, la < visita > alla chiesa saponarese, vedova, come diceva, per tanti anni del suo pastore. Al tentativo di < visita, > proteste e querele vivissime