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"No, il conte Facino non commise mai di queste ribalderie. A Novi, Ziaratone che non fece per toglierlo al marchese Teodoro? Soltanto per determinarlo a levarsi dall’assedio gli promise in danaro il carico di quattro muli, e davagli il figlio in ostaggio. Ma tutto fu inutile, anzi ti ricorderai che Ziaratone rimase ucciso nell’assalto da Facino stesso".

"E fu adunque quella maledetta doglia nel fianco la cagione della morte del nostro Conte?".

"Ohibò: i singori della veste negra, i dottori, che in Pavia son più numerosi delle zanzare, sostengono che è morto per il colpo nella testa che prese due anni sono qua in Milano, quando a motivo della sommossa del popolo, spingendo a corsa, urtò nell’arco della porta interna del palagio del Duca, e perdette molto sangue. Vogliono che quella botta macinasse dentro dentro, sin che gli diede l’ultima stretta".

"Qual malavventura! ... Ora che non abbiamo più il nostro capo che faremo noi?" (proferì Uguccio con voce addolorata) ... Staremo quì