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od elmi, ch’ei teneva per fermo che il suo conte Facino non dovesse star guari a presentarsi sotto le mura di Milano e non dubitava, a causa di quanto aveva veduto il giorno passato, che compresse le fazioni, si sarebbe prontamente impossessato della città.

Ogni qual volta questo pensiero gli si affacciava alla mente, i bruni e ruvidi tratti del suo viso esprimevano una soddisfazione, un contento singolarissimo. Ed in ciò, all’opposto di quello che naturalmente arguire si dovea, l’orgoglio e la brama delle prede o degli onori avevano lievissima o nulla parte. Un sentimento indiviso, senza speranze, celato all’aria stessa, pur sempre vivo e profondo quanto essere lo può in anima umana, formava da lunghi anni la cura assidua e l’unico movente di quel Venturiero, il cui sformato aspetto, i costumi e la vita sprezzata e soldatesca facevano rassembrare il più duro ed insensibile degli uomini.

Mentre pure guardando dall’elevato baluardo nei sottoposti piani lasciava errare lo spirito fra