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verso lo stesso condottiero Facino, pel quale sentiva eziandìo sentiva quell’enfatica venerazione che sempre ispira nel soldato avido di gloria un capitano esperto, ardimentoso, che lo conduce spesso alla vittoria.

Camminava quella mattina Macaruffo di buon passo innanzi agli altri, e sembrava assorto in pensieri di tale natura che tutta gli occupassero la mente. La novella dell’uccisione del Duca era pervenuta al suo orecchio nella rocca di Canturio in Brianza, ove Facino lo aveva spedito coi compagni tre mesi addietro a rinforzo dei signori di quel paese, di fazione ghibellina, minacciati dai guelfi d’Incino, e quasi contemporaneamente aveva ricevuto avviso da parte di Facino stesso, il quale trovavasi ammalato in Pavia, d’abbandonare quella rocca e recarsi nel castello di Milano, lo che appunto eseguiva.

Dopo avere alquanto meditato tra sè allentò il passo, e lasciatosi raggiungere dal soldato che gli veniva subito dietro, gli disse a mezza voce:

"Che ne pensi, Uguccio, di queste novita?".

"Io per me ci ho un gusto pazzo (rispose