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vero dire ebbero nei fasti de’ tormenti a vantarne del genere della quaresima di Galeazzo o dei forni di Monza, senza parlare delle gabbie di ferro, delle tenaglie, degli aculei, delle ruote, ch’erano leggiadrìe sociali, un giorno comuni a tutti i popoli europei. - E chi potrebbe in tale argomento dimenticare i mastini del duca Giovan Maria, che venivano unicamente nutriti onde squarciassero gli uomini, e coi quali inseguiva di notte i cittadini nelle contrade a guisa di animali feroci? - Il solo nome di lui faceva inorridire, eppure (ch’il crederebbe!) egli contava appena ventiquattr’anni quando cadde esanime sotto il ferro de’ congiurati.

Non erano trascorsi che due giorni da che aveva resa l’anima quel giovine sanguinario, secondo fra i Visconti nella linea Ducale1, allorchè l’eroe di questa narrazione, Macaruffo, veniva di buon mattino alla volta di Milano con un drappello de’ suoi commilitoni, tutti soldati venturieri, appartenenti alle bande

  1. Fu nel 16 maggio 1412. N.d.A.