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del sole: cominciò a fremere il vento e sorse indi a poco il soffio delle propinque ghiaccaje, che rimescolando quelle masse di nebbia, abbassavale talora sino al fondo della valle.

Camminano i guerrieri taciturni in ordinanza lungo i margini scoscesi della Sesia che rumoreggia più cupa. Ma avanzatisi di poco, freccie e pietre scendono a furia dall’alto e molti gravemente ne percuotono per gli elmi e le corazze. Vano è per essi alzare gli scudi e dar piglio alle spade: invisibile è il nemico.

Squarciasi però ad un tratto il vaporoso velo e mirano sull’irradiato fianco del monte la schiera formidabile del camuffato Monaco che stende ver loro la punta del ferro e li fa segno agli incessanti colpi. Trascorsi brevi momenti si ricongiungono e frammischiano le rotte nubi e tutto s’invola di nuovo alla vista.

Uno sgomento s’impossessa dell’animo dei guerrieri che vorrebbero arretrare, ma imperterrito Ubaldo fa sacramento di muovere da solo al castello se i suoi sono sì vigliacchi da abbandonarlo. Nessuno più ardisce mostrarsi restìo