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il suono cristallino del salterio sfiorato dal vento; mi pare già di preferirla all’altra. Che cosa non darei per poterla vedere?".

La sera del dì appresso cominciò a legarsi colloquio tra Milo e e le sue igote sirene. Non erano che generalità e parole tronche, scucite, che sembravano slanciate all’avventura; ma facevano l’uffizio di que’ razzi, che da un esercito si fanno volare per conoscere le posizioni dell’inimico, innanzi d’ingaggiare formale battaglia. Ne’ giorni successivi i ragionamenti si fecero più seguenti e concatenati. Quella che Milo aveva dichiarato di preferire, senza pure saperla discernere, era animatissima nelle parole, viva ed energica nelle espressioni: l’altra mostravasi gaja e scherzosa; ma era allo stesso tempo fredda e sottomessa. Milo fu interamente per la prima.

Varie giojose serate si succedettero in tal maniera, e sempre più calorosi divennero i dialoghi che passavano attraverso i ferri di quel cancello del giardino. Finalmente il cancello stesso, stato sì propizio ai notturni incontri,