Pagina:Racconti storici di Giambattista Bazzoni, Milano, Omobono Manini, 1832.djvu/47

attortigliate a modo di treccia riunite da picciol nastro all’estremità. Non aveva affatto nè mustacchi, nè barba: il suo collo era nudo e slanciato; portava un farsetto bruno, ingombro sul davanti di catenelle e gale, tra cui usciva luccicante l’impugnatura d’acciajo d’un coltello stilato.

Zufolando le note allegre e acute della pavaniglia, sentì da un albero un usignuolo gorgheggiare più vivacemente dopo il ritornello: egli s’arrestò un momento ad ascoltarlo; poi ricalcando la via, prese a cantare la canzone a serenata, che fra il popolo era allora di moda; e cominciò con voce spiegata ed alta:

"Mi vò trasformar grillo per cantare,
Mi voglio per dolcezza far sentire
La notte quando tu stai a dormire.
La notte quando tu stai a dormire."

"Oh bella, che c’è? - (esclamò, porgendo l’orecchio e fermandosi sui due piedi,