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un giorno fui scontrata da lui, e divenne quindi il luogo de’ nostri convegni. Io mi recai colà accompagnata dalla Lisia nell’ora che precede il declinare del giorno e vedeva discendere il mio Guido dall’alto del colle d’onde aveva attesa e spiata la mia venuta. Ragionamenti i più soavi, leali e tenere espressioni, parole incantevoli rendevano ognora troppo fuggitivi quegli istanti; era in esso poi un rispetto, una devozione sì gentile e completa che in me duplicava la gara d’amore. Ah! Agnese, vicina a lui sembravami che una luce più splendida e pura investisse gli oggetti: ogni cosa mi pareva beata come l’anima mia!

Dipingevasi sul volto con ammirabile sorriso l’intimo inesplicabile diletto che dal rammentare que’ felici momenti scaturiva in cuore ad Ingelinda, in cui la perduta virtù visiva rendeva più fervido e sensibile l’interno immaginare. Ma come raggio in tempesta fu rapida quella gioja, e più dolorosa tornò la mestizia a diffondersi sulla pallida faccia.

“Da tanta contentezza a tanti affanni!