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lo rividi fra comitiva di nobili signori che veniva alla volta d’Arona e m’accorsi che intorno al farsetto, in luogo della cintura vermiglia, se n’era stretta una bianca screziata di color di rosa come era l’abito mio. Stavagli impresso in viso un certo pallore, che nel dì antecedente non gli aveva veduto e che ne rendeva i tratti ancor più nobili e belli; mi rimirò vivamente e fece atto d’inchinarsi a salutarmi, ma in quel punto mi diedi a parlare collo zio, e mostrai di non avvedermi di lui.

“Oh così aveste voi animo di fare?

“Lo feci: però confesso il vero, cara sorella, che la notte, mentre cercava d’abbandonarmi al sonno, egli sempre si presentava alla mia mente e lo vedeva da prima con tutta dolcezza rimirarmi, poscia a causa di mia severità dipartirsi da me afflitto, sdegnoso, e sentiva di ciò un pentimento, una doglia grave inusitata al cuore. Avrei voluto allora non essermi mai staccata dai fianchi di mia madre e proponevami di tostamente farvi ritorno per obbliare quella seducente e tormentosa immagine.