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pure era possibile, la pietà per l’infelice compagna; e nelle richiamate rimembranze una trovandone fra le più care e complete, la quale riguardava l’oggetto nomato, quasi involontariamente trascorse a dire:

“Fanciullo mi ricordo averlo veduto armeggiare in giostra nel piano a piè del colle della Rocca, poco fuori de’ baluardi d’Arona. Colà era elevatosi lo steccato co’ palchi, e tutti v’accorrevano i terrazzani a mirare lo spettacolo splendidissimo. Dal forte d’Oleggio, da Angera, da infiniti altri luoghi oltre il Lago e il Ticino venivano i Signori e i Castellani invitati dal Conte suo padre. Prima nel torneo battagliarono i cavalieri d’età virile coperti d’armi lucenti e di finissime sopravvesti, indi i giovinetti con lancie e spade spuntate. Fra tutti ammiravasi per leggiadria e destrezza quel figliuolo del possente Signore del paese: s’aveva un ghiazzerino di terso acciajo con borchiette d’oro ch’era una meraviglia a vedersi; lo serrava in vita una fascia rossa di seta con molti vaghi usolieri; teneva in testa