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dominio romano servito di carcere ad alcuni Santi Martiri, le cui immagini scorgevansi colà raffigurate in atto d’affacciarsi ai ferri della grata.

La torre quadrata posta in fine al muro aveva serbato lungo tempo il nome di Torre d’Anisperto, perchè dicevasi averla fatta costruire quell’Arcivescovo, il quale nel nono secolo fortificò i ripari di Milano contro i temuti assalti dei barbari; ma venne poi chiamata la torre della Maddalena, a causa che le naturali sue ruine, modificate alcun poco dall’arte, avevano cangiato l’ingresso della torre medesima in una grotta ripiena di ampii massi sui quali era stata adagiata una statua rappresentante la Madalena penitente. L’edera, il musco e varii antichi frantumi sparsi d’intorno concorrevano a dare a quel luogo il vero carattere d’un eremo, a cui fornivano tutto il patetico alcune annose piante frondosissime, che cingevano ed ombreggiavano a modo di bosco quel luogo, non che un rigagnolo che derivando quivi presso dal Nilone penetrava con dolce mormorìo nel giardino.