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tutt’ora. Era un giovine ricco, bello, notaio laureato, sposatosi poco prima a una damigella della città di Sassari, dove egli aveva studiato. La moglie si chiamava donna Maria Croce M***; figlia di un gentiluomo genovese e di una dama sarda, molto ricchi, stabiliti a Sassari, dove essa era nata. Poteva avere un venticinque anni, ed era molto bella, ma di una bellezza piuttosto severa con grandi occhi neri e soppraciglia arcuate, e i capelli attortigliati intorno alle orecchie, alla fiamminga come diceva essa. Inoltre andava sempre riccamente vestita e usava portare un manto di velluto bianco.

«Forse a causa del suo strano vestire, che la rassomigliava a una fata, e perchè sapevasi che suo padre si dilettava di fisica e di astrologia e che essa pigliava parte ai suoi esperimenti, appena arrivò qui si sparse subito la voce che malignamente diceva: donna Maria Croce se la intende con gli spiriti; donna Maria Croce ha stregato don Gavino, il marito, e lo ha costretto per forza di una magia a sposarla, e simili cose dell’altro mondo.

«Fatto sta che don Gavino, prima di ammogliarsi con essa, faceva l’amore con un’altra ragazza del villaggio, di buona famiglia, sì, e anche bellina, ma povera come Gesù Cristo, chiamata Rosanna. Anzi, per non perder tempo, essendoci solenne promessa di matrimonio, Rosanna e don Gavino si erano regalati una bella