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credettero fermamente a ciò, e ripresero melanconici la loro via, dietro le vacche viaggianti, rimpiangendo il tesoro perduto, terrorizzati dal soprannaturale; e non dissero mai a nessuno questa arcana avventura, finchè un fatto accaduto più tardi, non li convinse più fermamente nella loro credenza.


Passarono cinque anni. Bellia, ammogliato e già padre di una graziosa bambina, viveva tranquillamente, modestamente, sempre facendo il pastore, quando un bel giorno di maggio del 1878 fu avvisato dal pievano che si recasse in casa sua. Bellia, che aveva poca relazione col vecchio pievano andò subito a trovarlo, pieno di curiosità su ciò che poteva dirgli.

Il pievano, di cui è inutile precisare il nome, morto dieci anni fa, l’attendeva nella sua piccola camera da letto, pulita e piena di luce; lo fece sedere vicino al suo seggiolone verde, poi andò egli stesso a chiudere la porta della stanzetta precedente, perchè, ad ogni caso... le sue piccole nipoti erano così curiose... Maria specialmente. Basta. Prese tutte le precauzioni possibili, il pievano andò a sedersi nel suo seggiolone si accomodò gli occhiali e spiegò sul tavolo una carta gialla, vecchissima.