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schi di roveri intricati ad eriche selvaggie, mi tornava acuta al pensiero la memoria della lunga antipatia corsa fra me e Gella, i dispetti che le avevo continuamente fatto, le sue minaccie di bambina cattiva di vendicarsi più tardi, il suo disprezzo, la sua gelida inimicizia. Mi risovvenivano le sue labbra fredde sotto i miei baci di fuoco, i suoi occhi impenetrabili sotto il mio sguardo delirante... e quel patto orribile di tacere il nostro amore... Ero perduto, perduto, perduto! Gella non mi aveva amato un solo istante, ma finto di amarmi per rendermi pazzo per vendicarsi col tradirmi ad un dato momento! Sicuro di ciò mi torcevo le mani e smaniavo come un ossesso, ma quando potei scorgere, dietro le alture brune dell’orizzonte, il profilo dei miei monti, tutti color di rosa alle prime carezze del sole e sul fondo d’oro del cielo, risi delle mie paure, mi chiamai pazzo e prosegui il viaggio sorridendo, tutto inebbriato dagli splendori della magnifica mattina, certissimo che Gella mi aspettava ansiosamente, senza più pensare alla sorpresa promessa.

... Trovai mio padre e Gella che mi aspettavano al pian terreno, nella stanza da pranzo, e fui subito colpito da tre cose: l’arredamento vecchio della stanza era scomparso e sostituito da un nuovo, ricco e splendido: papà pareva ringiovanito, elegante, vestito di nero, gli occhi scintillanti di gioia: (la barba bionda, corta, di-