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le cattive lingue, i vili!.. Ma tu sei così buona che mi perdonerai non è vero? Rispondi... Gella... su, Gella... rispondi!..
— Domani vado via da questa casa! rispose essa alla fine con la voce ancora piangente. Ho compiuto il ventun anno!..
— Che cosa hai tu detto, Gella? Ma sei pazza?... — diss’io spaventato, e siccome lei non proseguiva, me le avvicinai per guardarla bene in volto. Essa non si mosse, ed io sentii il profumo delle sue vesti salirmi al cervello. Smarrivo le idee. In un’ora m’ero tanto innamorato di mia cugina da perderne la ragione: parrà impossibile, eppure è così. — L’ambiente, l’ora, il pentimento d’averla offesa e calunniata, il suo pianto, persino il canto magico dell’usignuolo, la veste fantastica e bianca da dama del cinquecento che mi ricordava vagamente Gabriella d’Estrèes, la famosa amica di Enrico IV, i capelli semi sciolti, i profumi che ne circondavano, tutto contribuiva a infiammarmi il sangue, costringendomi a operare e parlare quasi che nelle mie vene corresse un filtro d’amore, potente, repentino e indomabile. — E dissi subito tutto questo a Gella, con frasi di fuoco, rotte, balzanti, ardite, che ora non ricordo più, che vorrebbero dieci pagine per essere trascritte.
Quando tacqui, stanco e ansioso, Gella mi confessò che anch’essa mi amava!... Allora, entusiasmato, pazzo, fuori di me, la strinsi quasi