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consegnai una piccola ampollina di olio. Vidi i suoi grandi occhi verdi scintillare allegramente e per poco non mi baciò. Nascosta ben bene l’ampollina mi consegnò un biglietto da cento lire che io, dopo molte finte cerimonie accettai. Quella sera cominciammo a parlare d’amore, e quella sera dal campanile nero di San Giuliano risuonò la più allegra ave maria che si possa immaginare, tanto allegra che non pareva ave maria.

Dopo qualche anno Graziarosa diventò mia moglie: solo allora volle confidarmi il segreto dell’olio santo.

Donna Daniela, la sua padroncina, che benchè ricca era un tantino brutta e antipatica, innamorata da morirne di un suo cugino, bel giovine e laureato, viste riuscite inutili tutte le altre seduzioni, era ricorsa ad una famosa maga di un villaggio vicino.

— Si procuri un pò d’olio santo, — rispose la maga, — e ne unga la fronte del giovine mentre dorme, una notte di luna piena, a mezzanotte precisa... — Graziarosa, intima confidente di donna Daniela, aveva subito pensato a me che, come sagrestano, potevo procurarle l’olio santo. Avuto questo, donna Daniela, sempre a furia di denaro e di mistero, crasi una notte di plenilunio introdotta in casa del cugino e gli aveva unto la bellissima fronte mentre egli dormiva e la mezzanotte suonava. La maga aveva detto che