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Si fece un lungo silenzio. La sorte di Elias era decisa; egli non doveva uscire da quella casa fatale dove dieci anni prima aveva passato tante ore felici. La storia di Cosema non aveva punto alterato i cruenti propositi della famiglia da lui disonorata, e il fucile brillava sempre nelle mani di Pietro, che si considerava la causa primiera della sventura di sua sorella.

E poi ora era una questione di vita o di morte. Perdonando Elias essi si perdevano perchè egli si sarebbe certamente vendicato di quella terribile notte, — vendicato a dovere, possente e ricco come egli era. Dunque doveva morire.

Nessun fremito di paura o di esitazione passava in quei cuori induriti da una vita aspra e stentata, che avevano per religione la vendetta, l’odio per Dio.

Una notte essi avevano giurato, intorno a quello stesso focolare, su quel medesimo fuoco che mai non si spegneva, di lavare col sangue l’offesa ricevuta, e, attesa per mesi ed anni, finalmente giungeva l’ora sognata.

E si accingevano a uccidere un uomo con un raccoglimento quasi religioso, sicuri di fare un dovere, convinti di mancarvi se perdonavano, a fronte alta, davanti a quel Dio di cui ignoravano le massime, che supponevano crudele al pari di loro...

— Vattene!.. — disse Pietro a Simona.

— No, rimango sino all’ultimo!... — rispose