Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 32 — |
«L’indomani la vidi pallida e con gli occhi rossi, ma non le dissi nulla. Solo, in un momento in cui non c’era mi vestii e mi assisi accanto al fuoco e quando essa entrò le dissi che volevo partire.
«— Hai ragione, — rispose essa con freddezza. — Ti abbiamo molto mal trattato, e certo non vedi l’ora di andartene.
«— Dio ne guardi! — gridai io. — Anzi avete fatto tutto ciò che io non meritavo! Mi avete salvata la vita ed io me ne ricorderò sempre.
Voglio andarmene per togliervi il disturbo. Ah, Cosema, cosa hai tu detto! Ma mi prendi per un animale? Io non so cosa fare per sdebitarmi di tutto ciò che ti devo. Parla; chiedimi ciò che tu vuoi e farò tutto per te...
«Non avevo ancora ben pronunziate queste parole che già me ne pentivo, perchè vidi gli occhi di Cosema brillare di gioia. Ah, se mi avesse chiesto l’impossibile... di amarla...
«— Allora rimani finchè sarai ben guarito! — rispose ella. — Rimasi. Tanto più che mi sentivo incapace di intraprendere il viaggio, così debole, e col tempo pessimo che regnava. Ma non mi sentivo tranquillo e un presentimento mi diceva che avrei finito col cedere alla misteriosa seduzione di Cosema. Lottavo con tutte le forze, ma l’immagine della bella ragazza, per lo più reale, s’imponeva al mio pensiero e il ricordo del suo bacio mi faceva tremare più della febbre.