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I.


AAlbeggia. Sul cielo azzurro cinereo d’una dolcezza triste e profonda, curvato sull’immenso paesaggio silenzioso, passano sfiorando larghi meandri di un rosa pallidissimo, via via sfumanti nell’orizzonte ancora oscuro. Grandi vallate basse, ondeggianti, uniformi, s’inseguono sin dove arriva lo sguardo, chiazzate d’ombra, selvaggie e deserte. Non un casolare, un albero, una greggia, una via.

Solo viottoli dirupati, muricciuoli cadenti coperti di musco giallo, un rigagnolo dalle acque color di cenere stagnanti fra giunchi di un verde nero desolato, e bassi roveti, estese macchie di lentischio le cui foglie riflettono la luce cilestrina dell’alba. Dietro, sull’altezza bruna del nord